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Castello di Poggio Diana (o Putigiana)
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::Castello di Poggio Diana (o Putigiana) a Ribera » Storia

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"...in Plana Stampacis extra terra Caltabellotta ac terre Ribera de Moncada..."


Castello di Poggio Diana (o Putigiana)

Castello di Poggio Diana (o Putigiana)




A circa 4 km a Sud-Ovest dal centro abitato e sopra un colle (200 metri sl.m.) dal quale è possibile ammirare il mare, i lussureggianti giardini della Valle di Verdura e il panorama del paese, si trova il diroccato, ma ancora imponente Castello di Poggio Diana o Putigiana del XIV secolo. Grazie alla sua favorevole posizione, esso domina le gole scavate dal fiume Verdura.
Nel 1392 il feudo (chiamato "Misilcassin" cioè "luogo discesa da cavallo") fu concesso da Federico II al conte Guglielmo Peralta, signore di Caltabellotta; in seguito passò ad Artale Luna, nobile di Sciacca, che aveva sposato Margherita Peralta, erede della contea di Caltabellotta.
Dell'antico maniero, rimangono parte delle mura perimetrali e due torri, una quadrangolare e una maestosa cilindrica, quest'ultima coronata da caratteristici beccatelli e riportata nello stemma ufficiale della cittadina.
Attualmente si può raggiungere solo a piedi, attraverso un viottolo di campagna. Originariamente l'edificio era rettangolare, in pietra arenaria, con finestre piccole, torre merlata e due ingressi che davano su un grande cortile. Un muro alto e spesso lo difendeva all'esterno, e un altro muro formato dai fabbricati interni chiudeva la fortezza.
Il 7 novembre 1510 Gian Vincenzo de Luna, signore di Caltabellotta, sposato con Diana Moncada, ebbe l'investitura del feudo Misilcassin e con essa, del castello che intitolò alla moglie; da allora il castello fu denominato Putigiana (sicilianizzazione del nome Poggio Diana) e divenne successivamente la residenza invernale dei Moncada. Dopo la fondazione di Ribera, Caltabellotta cedette a Ribera una parte del suo territorio, incluso il castello.
Così scrive l' arch. Giuseppe Scaturro, in "Misilcassim seu Poggiodiana - UN CASTELLO A RIBERA":
"Fino a pochi mesi fa, vicino alle sponde del corso fluviale, giacevano i resti di un ponte cinquecentesco, ma insensati lavori di canalizzazione ne hanno letteralmente falciato i piloni, facendoci perdere inesorabilmente le tracce del più antico ponte del territorio di Ribera..."
"La fabbrica architettonica si sviluppa su una pianta irregolare che, coprendo tremila metri quadrati, segue la natura e la forma del terreno. Oggi il manufatto è un rudere, ma fra le sue rovine si possono individuare strutture architettoniche di grande interesse.
La torre cilindrica a beccatelli mostra al suo interno una volta a crociera costolonata su pianta ottagonale, un tipo di copertura adottata all'interno delle torri castellane di età sveva-federiciana, di cui oggi in Sicilia esistono pochissimi esempi ancora integri.
Fra i muri diruti si possono notare: la colombaia, in ottimo stato di conservazione e il bastione angolare quadrato, che è un notevole esempio di fortifica¬zione militare, adottato in Sicilia, soprattutto, nel caso delle torri costiere di avvistamento del Cinquecento.
Delle mura perimetrali rimangono in piedi soltanto dei miseri brandelli; la parte che volge a nord è quasi del tutto distrutta; di quella ad est si conserva quasi intatta la torre; dei piani superiori tutto è crollato; di quelli inferiori resta solo un mucchio di macerie cosparse di muschio.
E tutto il resto è una silenziosa rovina..".

In merito alle origini del castello occorre registrare due posizioni contrapposte:
La prima ammette l'esistenza nel passato di due castelli a Ribera: la fortezza araba di Misilcassim, localizzata in contrada Cassare (Qasr in arabo vuoi dire appunto castello), non lontana dal villaggio di S. Anna, e il castello medievale di Poggiodiana, nelle vicinanze dell'abitato riberese.
Del resto, come sostiene Giuseppe Grado negli appunti inediti per la pubblicazione del libro "Ribera e l'Orfanotrofio San Giuseppe "...gli Arabi chiamavano Misil un villaggio o casale mentre indicavano col nome Hisn una rocca o castello isolato. A Poggio Diana, che io sappia, si trovano i ruderi di un castello isolato, non di un villaggio o casale...".
La seconda ipotesi, invece, identifica Misilcassim con Poggiodiana, ammettendo, dunque, l'esistenza di un unico castello il cui nome muta col passare dei secoli come afferma Nicolo Inglese, nel suo volume "Storia di Ribera".
Ciò ha contribuito a creare una sorta di alone di mistero per il maniero ma anche molta confusione in merito.
Una delle poche realtà che si può desumere sta nella constatazione del fatto che le suddette ipotesi storiche fanno riferimento ad una unica fonte, rappre¬sentata dallo scritto di Tommaso Fazello che nel 1558 fa riferimento a Misilcassim come una fortezza funzionante non menzionando il castello di Poggio Diana.
Osserva Giuseppe Scaturro (in una prima fase convinto sostenitore della seconda ipotesi):
"..Il Fazello, cinquecentista nella prima parte della sua opera, De rebus Siculis, descrisse tutti i luoghi della Sicilia. Nella deca I, lib. VI, cap. II in fine dice che cinque miglia dopo il fiume Magazzolo suc¬cede il fiume di Caltabellotta, il quale dopo molte tortuosità lascia a destra le rovine di Triocola, Caltabellotta e Misilcassim -...et Misilcassimum postea arcem ad dexteram deserti...-.
Nella stessa deca I, lib. X, capo III, dice ancora più precisamente che l'arce di Misilcassim è due miglia dopo le rovi¬ne di Triocala verso il mare..."
.
"..al tempo in cui scriveva Fazzello (1558), bisogna ritenere che non fosse ancor nato il nome di Poggio di Diana, altrimenti egli lo avrebbe riportato, come fa per tanti altri castelli e fiumi, dei quali menziona il nome antico e il nome nuovo, per esempio del castello della Sambuca, del quale dice che anticamente era chiamato Zabut.
Lo Scaturro, inoltre, fa notare che il Savasta (1673-1733) è il primo scrittore che identifica il nome arabo con l'attuale nome italiano.
Successivamente lo Scaturro, su suggerimento del Castelli, sposa la prima ipotesi tanto che nella sua grande opera, uscita nel 1925, sulla storia di Sciacca e dei paesi limitrofi, afferma per ben cinque volte che il castello di Misilcassim si trovava "...a due miglia dalla borgata di S. Anna (antica Triocala) verso il mare, nell'attuale contrada Cassaru." Dice, altresì, che tale maniero non esisteva più da parecchio tempo.

L' ipotesi di due distinte fortezze è avvalorata inoltre da quanto riportato sui registri dei notai defunti custoditi negli archivi di Stato attraverso i quali si può delineare la genesi e il processo di crescita della struttura esistente su quel colle chiamato Poggiodiana, risalendo a tutti i proprietari che si sono susseguiti.
Da questa valutazione storica obiettiva e da una indagine anche litologica se ne conclude che non è possibile identificare l'antico castello arabo di Misilcassim con quello dei Peralta.
I ruderi abbastanza chiaramente lo testimoniano, sorgendo a circa otto chilometri dal mare, e non a due miglia, e inoltre i resti, special¬mente la torre, dimostrano con molta evidenza un'architet¬tura non certo di tipo arabo, ma di uno stile, che ricorda piuttosto le grandio¬se costruzioni del XIV e XV secolo.
Si aggiunge ancora una precisazione di grande importanza, fatta dallo stesso Scaturro, storico molto preciso ed oculato, quando esplicitamente afferma che "...la torre di Misilcassim sorge sulla destra del fiume Verdura, a due miglia di S. Anna verso il mare", mentre - come già detto - il castello dei Peralta si trova sulla sinistra, distante da S. Anna molto più che due miglia".
Inoltre lo Scaturro con maggiore chiarezza, accennando a Ribera, dice che "..dei due castelli non esiste che quello in parte ruinato in prossimità del paese (Ribera) sul ridente Poggio Diana (in dialetto Putigiana); mentre l'altro castello, che credo debba intendersi quello assai più lontano di Misilcassim, in contrada Cassero, è del tutto scomparso. Da ciò si può facilmente dedurre che il castello costruito dai Peralta non è da. confondere, quindi, con quello arabo di Misilcassim..."



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